chiude domani Vicenza Oro september, regalando una fiera tutto sommato sufficiente ma che non ha soddisfatto pienamente le aspettattive degli orafi aretini partiti per la kermesse. Alcuni di questi, raggiunti a telefono, hanno parlato di un certo movimento rispetto al primo giorno, con i buyers che tuttavia sono rimasti piuttosto prudenti limitandosi a rifornire i magazzini piuttosto che fare acquisti ingenti. Questo per i noti problemi del livello di costo raggiunto dal metallo giallo e il perdurare dell’instabilità geopolitica. A questo aggiungiamo anche i lavori in corso alla Piramide della fiera, ossia lo storico blocco centrale, che ha portato a ricollocare i padiglioni buttati giù in provvisorie tensostrutture.
Per alcuni orafi è andata bene, nel senso che sono rientrati nel passaggio dei clienti, per altri meno bene. I suggerimenti comunque per alcuni cambiamenti nel layout sono stati fatti a Ieg ed è probabile che a gennaio vi saranno dei miglioramenti.
Sintetizzando: l’affluenza dei visitatori non ha brillato, presenti i buyers storici ma il mood dei clienti è rimasto improntato alla prudenza di fronte ad una situazione incerta. Le presenze dagli Stati Uniti e dall’Europa si sono limitate ad ordinativi che hanno rimpiazzato la merce venduta negli ultimi mesi ma senza osare nei volumi.
Gli orafi intanto guardano alle prossime fiere: hong kong, Instambul, Dubai Jgt e a gennaio di nuovo Vicenza, preceduta a dicembre dal summit aretino del gioiello , meeting che fa il punto della situazione con gli operatori del settore
Vicenza Oro, gli orafi guardano a gennaio
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