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Bassetti lascia l’ospedale

Lascia l’ospedale di Perugia dopo venti giorni esatti di ricovero a causa del coronavirus, di cui dieci trascorsi in terapia intensiva con un preoccupante aggravamento ormai alle spalle. E nel giorno in cui viene dimesso per essere trasferito al Policlinico Gemelli di Roma dove affronterà un periodo di convalescenza, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, invia un messaggio di ringraziamento al nosocomio e di vicinanza a tutti coloro che sono nella prova. E lancia «un’esortazione di conforto: restiamo uniti nella speranza e nell’amore di Dio, il Signore non ci abbandona mai e, nella sofferenza, ci tiene tra le sue braccia», scrive il cardinale nel testo diffuso dalla Cei. «In questi giorni che mi hanno visto attraversare la sofferenza del contagio da Covid-19 – sottolinea Bassetti – ho potuto toccare con mano l’umanità, la competenza, la cura poste ogni giorno in essere, con instancabile sollecitudine, da tutto il personale, sanitario e non. Medici, infermieri, Oss, amministrativi: ciascuno di loro si impegna nel proprio ambito per assicurare la migliore accoglienza, cura, accompagnamento per ogni paziente, riconosciuto nella sua vulnerabilità di persona malata e mai abbandonato all’angoscia e al dolore». E prosegue: «Li ringrazio e li porto tutti nel cuore, perché con la loro opera instancabile si prodigano per salvare quante più vite possibili, impresa tanto più difficile in questo tempo flagellato dalla pandemia. Non mancheranno nelle mie preghiere». Sono i “santi della porta accanto” nel tempo della pandemia, come li ha definiti più volte papa Francesco. Il presidente della Cei confida anche di portare con sé «nel ricordo e nella preghiera anche tutti i ricoverati che ancora sono nel momento della prova». Poi fa sapere: «La mia convalescenza prosegue ora al Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma: continuo a raccomandare a tutti di proseguire nella preghiera per quanti soffrono e vivono situazioni di pena. Affido tutti alla Madre di Dio, Maria, perché interceda per i suoi figli».

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