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A proposito del crowdfunding, questa parola in questi giorni si sta spendendo troppo

Ormai sta diventando un qualcosa di comune. Ad Arezzo la parola inglese crowdfunding rischia di avere una versione in puro dialetto  che calza a pennello: “Vogliono i quadrini…”

Battute a parte cerchiamo di capirne di più. Da una parte l’appello lo lancia l’assessore Marcello Comanducci in vista della Città del Natale. L’appello è direttamente rivolto agli operatori economici. I costi ci sono, ma serve ancora di più la promozione. Gli aretini non possono stare a guardare, soprattutto dopo tutto quello che ha portato l’iniziativa nella passata stagione dove le cifre furono da sballo totale. Resta da intendere che c’è già la tassa di soggiorno che dovrebbe garantire qualcosa di importante sul piano della promozione.

In contemporanea è arrivata la presentazione del progetto Le Caselle da parte dell’Arezzo calcio. In questo caso il finanziamento collettivo passa attraverso la società The Best Equity, l’unica riconosciuta dalla Lega C e dalla Consob (è una garanzia?). Il problema è che la società di calcio attiva questa iniziativa per un terreno che non è di sua proprietà, con la concessione in scadenza e soprattutto non ha coinvolto inizialmente nel progetto il socio di minoranza. Non è un caso che Orgoglio Amaranto abbia convocato una assemblea per discutere dell’argomento, visto che è stata proposta anche una modifica statutaria. Morale, le cose fatte in fretta, e per di più presentate nei fine settimana dove gli interessi erano altri, rischiano di partire con il piede sbagliato. Ecco perchè un crowdfunding senza Orgoglio Amaranto non ha senso. In questa città il finanziamento collettivo è stato alla base della cosidetta “battaglia totale”. Se dobbiano farne un’altra, è opportuno chiarirlo. Si ha l’impressione che l’operazione Caselle sia un utile diversivo. Ecco perchè la chiarezza deve essere alla base di questo progetto.

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