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Siena Sotterranea: alla scoperta dei “Bottini”

Tutti conosciamo Siena per la bellissima Piazza del Campo e per il Duomo, ma molti forse non sanno che esiste, sottoterra, una città parallela fatta di cunicoli lunghi e stretti: i “bottini”, gallerie ad altezza d’uomo che, tutt’oggi, portano l’acqua nelle principali fonti della città. Questi sono visitabili, previa prenotazione, da inizio primavera fino a fine autunno.

Incuriosita dall’inusuale tour, ho deciso di prendervi parte insieme ad alcune amiche. Il ritrovo era fissato per le 9:00 di mattina in Piazza del Campo, così, munite di stivaletti e torcia, all’ora stabilita ci siamo trovate con la nostra guida– un signore sulla cinquantina, volontario dell’associazione Diana*.

Il signore ci ha subito accompagnate verso l’ingresso di uno dei locali affacciati sulla Piazza perché è proprio qui che si trova la “porta d’ingresso” della “Siena Sotterranea”: una piccola botola color ruggine, nascosta tra i tavolini di un bar. Scesi alcuni gradini ci siamo ritrovate in uno spazio piccolo ma accogliente dove l’unico rumore era lo scroscìo dell’acqua in sottofondo. Indossati i caschetti gialli come da prassi e imbracciate le torce ci siamo addentrate in una lunga galleria.

È così che è iniziata l’esplorazione del Bottino di Fontegaia, uno dei tre bottini di Siena; il più antico, quello di Fontenuova, non è visitabile, l’altro, quello di Fontebranda, nominato negli archivi comunali sin dal 1081, è visitabile previa prenotazione.

 Ma cosa sono di preciso i “bottini”? I bottini sono un gioiello di ingegneria idraulica: sono cunicoli scavati nella sabbia, dalla caratteristica volta “a botte” (da cui il nome), muniti di un piccolo canale di scolo (gorello) fatto di docci in terracotta. I bottini si estendono per circa 25km e hanno fornito acqua potabile ai senesi fino alla prima guerra mondiale.

Siena, data la sua posizione, ha sempre avuto problemi di approvvigionamento idrico perché, a differenza della vicina Firenze, sorge sulla cima di tre colli (Castelvecchio, Castelmontorio e Camollia) e lontano da un fiume. Difatti, Siena come altre città toscane (Arezzo, Cortona, Fiesole) è stata fondata dagli Etruschi che prediligevano insediare le loro comunità sulle alture – ritenendole più salubri e difendibili – contrariamente ai Romani che – potendo contare su solidi apparati difensivi – preferivano stanziarsi in pianura e lungo i corsi d’acqua. Neanche a dirlo, le città maggiormente sviluppatesi sono state quelle di fondazione romana (Firenze, Bologna, Milano, etc.).

 Ma torniamo a noi: nel XIV sec. la città era in forte espansione. Grazie alla via Francigena, che qui vi faceva tappa, divenne un crocevia di genti e di merci; le botteghe artigiane senesi erano conosciute in tutta Europa per la qualità dei loro prodotti (soprattutto pelli e lane) e la popolazione arrivò a superare numericamente quella di Parigi.

La richiesta di acqua, utilizzata sia in ambito domestico che commerciale, aumentò talmente tanto da costringere i governanti a costruire una nuova fonte. Dopo aver mappato tutte le vene d’acqua, venne individuata una sorgente nei colli limitrofi e nel 1340 presero avvio i lavori per la realizzazione del bottino di Fontegaia. Due squadre, una da nord e una da sud, iniziarono a scavare la galleria con l’obiettivo di incontrarsi a metà strada ed è impressionante notare come, nonostante i pochi e rudimentali strumenti dell’epoca (una corda e un archipendolo), siano riusciti ad incontrarsi con un margine di errore davvero irrisorio.

L’acqua, in mancanza di mezzi idraulici adeguati, doveva muoversi solo per gravità e l’altro problema era proprio quello di costruire un canale di scolo con una pendenza tale che le permettesse di “scorrere ma non correre” – sappiamo infatti che l’acqua che ha energia è anche quella più torbida. L’inclinazione ideale è del 2-4 per mille (ovvero un dislivello di 3 metri per kilometro) e il canale di scorrimento del bottino ha proprio questa pendenza.

Finalmente, nel 1343, l’acqua arrivo a zampillare nella scenografica Piazza del Campo e tutt’ora la bellissima Fontegaia è alimentata da questo del bottino – l’acqua in eccesso alimenta le fonti di Pantaneto, S. Maurizio, Casato e Pispini. Le fonti senesi, in  generale, si caratterizzano per la loro essenziale funzionalità: la vasca principale, più alta, era destinata all’alimentazione umana; la seconda vasca, un po’ più bassa, era per l’abbeveramento degli animali; l’acqua della terza vasca era utilizzata per l’igiene personale e per lavare i panni infine l’acqua di scarto era destinata alle attività artigianali o all’irrigazione. 

 Info Utili: Il percorso guidato del Bottino di Fontegaia dura circa 2h, per un totale di 1,2km, inizia in Piazza del Campo e finisce in Porta Camollia. Il punto più scenografico è senza dubbio all’arrivo nella Cisterna della Biblioteca degli Intronati: se vi capita di visitare il bottino durante gli orari di apertura della stessa, oltre a una serie di modellini in legno delle fonti, vi ritroverete faccia a faccia con gli studenti concentrati sui libri. Difatti c’è solamente un vetro che fa da tramite tra i due locali (la cisterna e la biblioteca) e vi lascio immaginare la faccia di un qualsiasi ragazzo che, nel mezzo dello studio, si vede sbucare, dall’altra parte del vetro, una squadra di turisti muniti di torcia e caschetti gialli!

*Per prenotare la visita basta andare sul sito del Comune di Siena (http://www.comune.siena.it/La-Citta/Cultura/Strutture-Museali/Bottini) e seguire le istruzioni. Saranno i preparatissimi volontari dell’Associazione Diana a guidarvi alla scoperta dei bottini – sono sempre loro che si occupano della manutenzione.

 

#TeletruriaGiovani è un nuovo progetto coordinato da Teletruria, nato dalla volontà di dare voce ai giovani. Il team di #TeletruriaGiovani è formato esclusivamente da ragazzi under 40 non giornalisti che, per il gusto di scrivere e per la passione di condividere le loro esperienze, hanno deciso di curare delle rubriche tematiche. I ragazzi sono tutti volontari e scelgono in autonomia i temi su cui scrivere.     

  

 

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