Non esistono strade killer, ma se uno chiede maggiore sicurezza, è opportuno che chi di dovere, si faccia carico di determinate problematiche. La cronaca ci regala sempre notizie luttuose. Cosa possiamo fare per fermare questa lista macabra? Non possiano certo voltarci da una altra parte, e sottolineare sempre che le colpe sono di altri. E’ tutto vero: un corretto stile di vita, la prudenza, il rispetto del codice. Va tutto bene, ma che certe strade non siano più adatte a sopportare e supportare il flusso veicolare che hanno, ormai è talmente evidente, che l’amministratore di turno non può fare spallucce e aspettare che qualcun altro risolva il problema. La 71 è un problema. In Valdichiana i continui centri abitati e la carreggiata stretta moltiplicano le criticità, ma la zona rossa è quella tra Ceciliano e Ponte alla Chiassa, tre km stretti, senza uno spazio per i pedoni. Un budello piuttosto che una strada, che troppo di frequente è teatro di tragedie. Negli ultimi 30 anni il tasso di incidentalità di questo segmento asfaltato regala numeri impressionanti. E’ vero, alla base c’è l’errore umano, la disattenzione, l’uso sconsiderato dei telefonini e non ultimo la velocità. Ma proprio in quel punto è necessario fare qualcosa. Magari una variante che eviti il traffico pesante in direzione autostrada e limiti le possibilità di incidenti. Quando è stata rifatta quella strada non aveva le esigenze di oggi. Quindi ci appelliamo nell’ordine alla Regione, poi alla Provincia e infine al Comune di Arezzo oltre che al Prefetto: presto un tavolo per analizzare la situazione. Sono solo 3 km, ma il tracciato è troppo pericoloso. Per stare alla finestra e lamentarsi.